La Gestione del Rischio di Fornitura
di bluechange srl · 13 gennaio 2022
Tag: Risk Management
di Claudio Bruggi
BlueChange SRL
Premessa
Le aspettative di una robusta ripresa delle opportunità di business si stanno consolidando. Per contro le insidie che possono limitare queste opportunità non mancano: dalla scarsa disponibilità di materie prime e semilavorati, attraverso le difficoltà e i costi logistici per trasferire le merci attraverso le filiere, fino agli aumenti abnormi degli stessi fattori produttivi, inclusi i costi energetici.
Un rischio spesso trascurato, a cui non viene dato sufficiente rilievo all’interno delle organizzazioni finché non accade il peggio, è quello legato al potenziale default finanziario dei fornitori.
I rischi legati alle forniture sono molti: prestazioni sub-ottimali dei fornitori (qualità e servizio), danni reputazionali legati alla compliance, trasferimento illecito di know-how, solo per citare quelli più ricorrenti. Ma il rischio che può arrecare più danni, con magnitudo più elevata, è quello legato a problemi di solidità economica-finanziaria dei fornitori, soprattutto in riferimento a quei fornitori piccoli e specializzati che sono difficili da sostituire.
Situazione di mercato
Lo scenario attuale dei mercati è caratterizzato da forte incertezza, soprattutto la parte upstream, legata alla disponibilità di materie prime e componenti. Il settore elettronico, che impatta su tutti i mercati tecnologici, sta vivendo uno shortage strutturale di semiconduttori, soprattutto quelli adottati nelle piattaforme automotive, che ha contagiato rapidamente tutte le applicazioni, portando i tempi di attesa a oltre 53/70 settimane, ed enfatizzando il ruolo dei broker e distributori. Tutti i materiali ferrosi e non hanno subito aumenti nell’ultimo anno che vanno dal 40% a oltre il 60%, con tensioni che non si accennano a placarsi per una molteplicità di cause. La filiera del legno sta soffrendo una mancanza di tutti i materiali, dal legno alla plastiche e resine utilizzate per la produzione dei pannelli multistrato. Oggi non c’è una filiera che non sia impattata dalla mancanza di materiali e dall’aumento dei prezzi, anche spinta dall’aumento spropositato dei costi di trasporto, in tutte le modalità, decuplicati nell’arco di un anno.
Questa pressione sui mercati potrà spezzare la struttura economica di quelle aziende fortemente dipendenti dai fattori produttivi di base.
Su quali fornitori vigilare?
Attività estremamente strategica è la segmentazione del portafoglio fornitori. Occorre attribuire a ciascun fornitore un livello di criticità, più elevato all’aumentare dell’impatto (negativo) che avrebbe una discontinuità di fornitura sul nostro business. Si può fare riferimento in particolare al parametro “time to recover”, ovvero al tempo necessario per riattivare le forniture in caso di manifesta impossibilità da parte del fornitore attivo di adempiere.
Una valutazione dell’impatto può essere fatta attraverso la “loss estimation”, ovvero una stima delle potenziali perdite economiche, di breve e medio periodo, derivanti da un’interruzione delle forniture.
Scopo primario della suddetta segmentazione del portafoglio è verificare quali fornitori potrebbero avere un’onda d’urto elevata in caso di stop delle forniture, urto derivante dall’impossibilità di generare i ricavi delle vendite.
Spesso le aziende hanno difficoltà a condurre questa attività e l’affiancamento di un partner esterno, specializzato e con esperienza, può rendere efficace ed oggettiva l’analisi.
Un occhio sempre vigile
Una volta individuati i fornitori critici, il monitoraggio continuo del loro stato di salute è un’attività fondamentale.
Le attività da “mettere in campo”, con lo scopo di ridimensionare e mitigare il rischio, sono molteplici e rientrano nell’ambito delle azioni strategiche del Procurement.
Ma come possiamo condurre un monitoraggio efficace della solidità economico-finanziaria dei nostri fornitori?
Le strategie di monitoraggio
Affidarci ad un’unica strategia di sorveglianza sarebbe un grave errore. Occorre abilitare più strategie e strumenti in parallelo, per aumentare l’efficacia del monitoraggio. Vediamo le diverse opportunità.
- Il network
- Gli info provider
- Le visite presso il fornitore
- L’analisi di bilancio dinamica
Vediamole rapidamente tutte, soffermandoci più sull’analisi della struttura economico-finanziaria del fornitore.
Il network
Non sottovalutiamo il network dei contatti! Utili informazioni su specifiche difficoltà economiche a carico di una azienda possono essere note e condivise tra professionisti in un ambito associativo, di contatti personali, di gruppi d’acquisto, etc.
Si stanno proponendo e si affermeranno modelli basati sulla tecnologia Blockchain per la gestione dei rischi finanziari della supply chain.
Gli info provider e le investigazioni amministrative
Da diversi anni i principali info provider propongono soluzioni, con diversi livelli di customizzazione, per il monitoraggio continuo del portafoglio fornitori.
Le informazioni fornite sono distillate partendo dai dati di bilancio, dalle visure camerali, da ritardi sui pagamenti rilevati dalle centrali rischi private, da strumenti di intelligenza artificiale.
Ci sono inoltre società di investigazione amministrativa e finanziaria che operano con licenze investigative e propongono informazioni più articolate e profonde sull’azienda e gli amministratori. Questi servizi sono disponibili anche su scala internazionale, con diversa efficacia in base ai Paesi dove operano le aziende investigate.
Le visite presso il fornitore
Gli audit presso i fornitori sono uno strumento potente di verifica dello status operativo delle attività del fornitore.
Il confronto con gli audit condotti in precedenza, le verifiche di coerenza tra l’organico attivo e gli assets, piuttosto che sul livello dei flussi logistici interni e delle giacenze di materie prime e semilavorati in ingresso, sono tutti elementi di valutazione che possono fornire indizi sullo stato di salute del fornitore.
Il limite è rappresentato dalla necessità di conoscere profondamente i processi del fornitore, di avere un’ottima visione d’insieme dell’impresa, di impegnare molto tempo e risorse nell’organizzare e condurre frequenti visite di verifica.
Anche su questa attività può essere utile appoggiarsi ad un partner esterno, che con metodo e competenza può organizzare questi audit affiancando l’azienda.
L’analisi di bilancio dinamica e predittiva
I dati di bilancio, ove disponibili, sono visibili a distanza di quasi due anni dagli eventi economici e finanziari che hanno caratterizzato la gestione dell’impresa. Risultano pertanto poco efficaci per individuare criticità imminenti o già conclamate.
Occorre però considerare che i bilanci rappresentano comunque una preziosa fonte di informazioni per delineare la struttura di costi dell’azienda e la composizione delle fonti ed impieghi.
È possibile costruire un modello economico-finanziario dell’impresa, su cui effettuare delle simulazioni e verificare l’impatto delle ipotesi simulate sull’equilibrio aziendale.
Costruire un modello significa:
- Individuare la struttura dei costi aziendali deducibile sia dal conto economico sia da interviste e verifiche effettuate presso il fornitore, sia dal benchmark con aziende analoghe per settore, dimensioni e sviluppo tecnologico.
- Determinare la struttura delle fonti ed impieghi, ricavabile in primis dallo stato patrimoniale dell’azienda. Se non disponibile il bilancio è possibile stimare il capitale attivo (impieghi) mediante una valutazione dei crediti commerciali, delle scorte, degli assets produttivi e del building aziendale. Le fonti sono difficili da stimare, in particolare i mezzi propri e l’indebitamento. In tal caso o si ottengono informazioni dirette dal fornitore oppure è necessario fare stime cautelative (con maggior carico sui mezzi di terzi).
- Costruire i legami tra il conto economico e la struttura degli assets, individuando quali grandezze possiamo considerare variabili oggetto di ipotesi simulative. Tipicamente: livello dei ricavi, organico, variazione dei costi di acquisto, dilazione dei tempi di incasso clienti e di pagamento fornitori, copertura magazzino, nuovi investimenti o disinvestimenti, etc.
La costruzione del modello può essere validata utilizzando i dati storici di più esercizi finanziari, applicando alle variabili del modello le variazioni effettive rilevate anno su anno.
Con il modello validato possiamo applicare degli “stress test” (riduzioni significative del fatturato, aumento dei tempi di incasso, limite di accesso al credito, aumenti importanti dei costi di acquisto, etc.) e verificare come reagirebbe l’impresa in tali condizioni.
Andremo infine a selezionare quei fornitori che emergono più penalizzati dalle simulazioni effettuate. Per tali fornitori, che avevamo già individuato come critici per la tipologia ed entità delle forniture, andremo a valutare le eventuali azioni a sostegno della liquidità o dello sviluppo commerciale, piuttosto che co-investimenti, capitalizzazioni temporanee o permanenti, etc.
Conclusioni
La strategia per il monitoraggio attivo del portafoglio fornitori e la prevenzione dei rischi di default passa attraverso l’adozione di strumenti multipli, alcuni di natura qualitativa altri di supporto quantitativo. Dotarsi di un modello rappresentativo del business del nostro fornitore ci permette in particolare di simulare situazioni di stress delle fonti di finanziamento del capitale circolante.
Non è possibile con certezza determinare se un fornitore potrà sopravvivere o meno a sfide potenzialmente fatali per la sua attività. Oltre ai numeri gioca un ruolo determinante la compagine azionaria, l’appartenenza ad un gruppo, la qualità del management, la determinazione e volontà imprenditoriale, e molti altri fattori.
Quello che possiamo fare con certezza è intercettare le situazioni critiche, anticipandole.